| ci sono tanti articoli che vengono scritti su presunti baby-fenomeni, che a 11/12 anni vengono subito paragonati a Maradonna, a Messi, a Gesù Cristo fra i tanti, a me è sempre rimasto impresso il nome di Vincenzo Sarno, perché quando esplose mediaticamente il suo caso io avevo più o meno la sua stessa età, e mi sembrava incredibile che un bambino come me finisse sulle prime pagine dei giornali come un grande campione inutile dire che tutte quelle pressioni addosso a un bambino lo distrussero.. oggi ho trovato un articolo recente che parla di che fine ha fatto la solita retorica del cazzo da pennivendoli (rivincita di cosa? sta nella Virtus Entella, mica ha vinto il pallone d'oro pd), ma almeno ho scoperto che fine ha fatto
CITAZIONE La nuova vita di Sarno, ripartito dalla Virtus Entella
Bolzano, domenica 20 ottobre. La nuova vita di Vincenzo Sarno ricomincia da qui. Da un pomeriggio freddo e da un gol che ha il sapore della rivincita, forse della rinascita. Quattordici anni fa il suo nome era su tutti i giornali. Aveva appena 11 anni e il Torino lo strappò alla sua Secondigliano per centoventi milioni di lire. Quel ragazzo aveva talento, colpi di classe, palleggiava come un campione. Era il 1999, Maradona era l'idolo di Napoli, il tormentone dell'estate era 'Un raggio di sole' di Jovanotti. La cantavano tutti, sognando un domani migliore. Anche il futuro di Vincenzino stava cambiando. L'avventura di Torino non andò bene. Lui voleva soltanto continuare a giocare e divertirsi. Crescere senza pensieri, con un pallone come amico, mangiando popcorn e patatine. Ma a volte il calcio e le sue etichette si rivelano spietate. Non concedono sconti a nessuno. Da questo ragazzo c'era sempre qualcuno che si aspettava qualcosa in più. Lo chiamavano 'il baby Maradona, il 'nuovo Diego'. Vincenzino era diventato troppo in fretta Vincenzo. Due facce della stessa medaglia tra fotografie, titoloni sui giornali, copertine, una maglia da indossare che diventava sempre più scomoda e pesante. Non si accorgevano che non lo aiutavano, lo stavano distruggendo. Pressioni invisibili, l'ossessione di crescere troppo in fretta. Di diventare grande a tutti i costi. Il calcio del divertimento stava diventando quello delle pretese. Aveva undici anni ma non gli mancava la lucidità e la sensibilità per capire certe cose. Osservava che il mondo intorno a lui stava cambiando. Si sentiva osservato. Lo sguardo dei grandi, pieno di aspettative ingombranti. Tra dribbling, qualche gol e tante squadre cambiate, quest'estate Sarno si è ritrovato addirittura senza squadra. A casa, disoccupato, con il telefono che non squillava, con la borsa per andare in ritiro pronta nell'armadio. Un momento difficile, durato giorni, settimane, mesi. Fino a domenica scorsa. Poche curve al novantesimo, Südtirol e Virtus Entella sono sull'uno a uno. Soltanto una magia può cambiare il destino di un pareggio già scritto. Quella magia arriva. Il gioco di prestigio riesce a quel ragazzo di Secondigliano che a venticinque anni è arrivato puntuale all'appuntamento con la rivincita. "È stato un gol bello ed importante - racconta Vincenzo Sarno - perché ha permesso alla Virtus Entella di vincere la partita e conquistare il primo posto in classifica. Per me è una gioia doppia. Ho passato un estate difficile. L'anno scorso in B alla Reggina avevo fatto bene. Mi aspettavo di restare, di mantenere la categoria. Ed invece è arrivata una delusione forte. Mi sono trovato a casa, senza squadra. C'è stato qualche contatto, ma nessuna situazione si tramutava in fatti concreti. Avevo la borsa pronta, mi dicevo domani parto in ritiro, domani succede qualcosa. Passava il tempo ma purtroppo non si sbloccava niente. Poi fortunatamente è arrivata la Virtus Entella. Mi hanno corteggiato. Mi hanno fatto capire che mi volevano, che intendevano puntare su di me. Sono una società seria ed io voglio ripagare la fiducia che hanno riposto in me". Dei suoi primi venticinque anni nel mondo del pallone, Vincenzo Sarno ha poca voglia di parlare. Preferisce guardare al futuro e non al passato. Ma quando si parla del suo passaggio al Torino ad appena undici anni la voce cambia, le parole hanno una musica diversa, escono dal cuore, dalle emozioni. "Non è facile - rivela Sarno - parlare di quei momenti, del passato. Avrei preferito crescere diversamente, senza il clamore che spesso mi ha accompagnato. Il passaggio al Torino mi ha tolto qualcosa, mi ha messo una pressione di cui avrei volentieri fatto a meno. I paragoni con Maradona erano tutte dicerie inutili dette da persone che non mi hanno aiutato. È un confronto che non è mai esistito, erano etichette che mi hanno penalizzato. Lui era il calciatore più forte di tutti i tempi, io solo un bambino che voleva giocare a pallone e divertirsi. Quella parentesi ho preferito cancellarla. Ho dei ricordi lontani, fanno parte di un passato che non c'è più". Il futuro di Sarno si chiama Virtus Entella, una compagna, due bambini piccoli e una promozione da conquistare con il club ligure. I riflettori puntati come cannoni non esistono più. Quel vortice di pressioni invisibili è scomparso. La sua nuova vita riparte da Bolzano. Senza etichette, senza paragoni scomodi. Finalmente, adesso, Vincenzo è solo Vincenzo. Gianluca Di Marzio |
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