TRAMA: In una località balneare sull'isola di Palawan, nelle Filippine, 20 persone, molte delle quali turisti stranieri, vengono rapite dal gruppo Abu Sayyaf (ASG), separatisti islamici in lotta per l'indipendenza di un'altra isola, Mindanao. Nel caos durante il rapimento, l'assistente sociale francese Therese Bourgoine e la sua collega filippina Soledad, rimangono coinvolte e portate via insieme al vero obiettivo del sequestro. Gli ostaggi vengono prima trasportati in un'affollata barca da pesca nell'isola di Basilan, attraversando centinaia di chilometri nel mare di Sulu per diversi giorni. Poi, dopo un lungo cammino nella giungla, affrontando una natura ostile, giungono nelle montagne dell'isola. Qui il gruppo è subito inseguito dai militari. A causa degli spari indiscriminati dei militari, gli ostaggi non hanno altra scelta che tener duro insieme ai rapitori. Therese e gli altri cercano di non perdere la speranza, ma si rendono conto che, in realtà, l'esercito non sta facendo molto per salvarli davvero. Sono ignari che il loro estenuante calvario, fisico e mentale, durerà per più di un anno...
CRITICA: Tentativo di mediare un’idea di cinema personale, ultrarigorosa e orgogliosamente ostica con un gusto più facile e occidentale, Captive però non riesce di far pregio del tentativo stesso della sua realizzazione, pur situandosi con coerenza all’interno della produzione di Brillante Mendoza. A mancare è la radicalità narrativa e tematica che caratterizzava tutta la sua produzione precedente, è che qui è tutta diluita all’interno di modalità quasi mainstream, mentre permane una tendenza alla ripetizione e all’insistenza che penalizza l’aspetto spettacolare. Girato con uno stile nervoso e ipercinetico, tecnicamente impeccabile ma privo di qualsiasi afflato simbolico e metafisico, Captive si esaurisce in una sorta di action movie dai risvolti solo vagamente esistenziali. (f.g.)
| TRAILER:
|